lunedì 21 novembre 2011

L’indeterminatezza ha piedi da elefante

Riflettevo sulla mia attuale (leggi forzata) impossibilità di programmare una qualsivoglia attività con un qualsivoglia anticipo. Non da un giorno all’altro. Nemmeno dalla mattina al pomeriggio. A volte, neanche da un’ora all’altra.
L’indeterminatezza è entrata nelle mie giornate senza bussare. E non l’ha fatto in punti di piedi, ma con il calibro di un elefante.

Anni e anni fa, quando ero una spensierata studentessa universitaria sotto tesi, tra code di ore per vedere il relatore, scrivi, correggi, e poi butta tutto e riscrivi, e poi il titolo non va bene, le note sono troppo sintetiche, e anticipano la sessione di laurea, una volta, due volte, e allora corri a stampare... avevo un motto: qualunque cosa succeda, tra qualche ora sarò sotto le coperte.
No, non mi mancava qualche rotella. Era il mio “domani è un altro giorno”. Ehmmm... no, nessuna Rossella O’Hara in vista. Niente abiti lunghi, né fiocchi o riccioli immacolati.
Comunque. Per quanto la giornata fosse stata incasinata, il mio ritiro sotto il piumone ne avrebbe segnato la fine. Ed era cosa certa. Un punto fermo. Una filosofia di vita alquanto opinabile, lo so, ma che ci volete fa’, avevo ventitré anni...
... e l’insostenibile leggerezza dell’essere.
Ora, nella mia giornata, non ho punti fermi. Neanche la notte, lo è più.
E non ho programmi. Io, che se devo dirla tutta un po’ adoooooro programmare (adoooooravo). Mi aiuta a mettere ordine nella testa. Mi fa stare bene. Ma a tratti anche no. Perché se poi non riesco a fare quello che avevo in programma mi incupisco. Per poco, eh, non sono una musona, ma per quei trenta secondi ci vado giù pesante. Poi passa. Quanto alla persona su cui ho scaricato il mio umore nero... be’, quella è un’altra storia. Perché per quei trenta secondi sono come un uragano in un acquario.
Bella metafora, eh? Vi state figurando la devastazione?
Già. Faccio paura.

Dicevo.
L’indeterminatezza è entrata nelle mie giornate con il calibro di un elefante. Nelle mie giornate, e nelle mie notti.
E io la lascio fare.

Sapete che c'è? Credevo mi avrebbe fatto sbarellare.
Invece mi sta curando.


COCKTAIL PER MANIACI DEL CONTROLLO
1/3 di indeterminatezza
1/3 di tolleranza
1/3 di empatia
2 cucchiai di sorrisi
uno spruzzo di spensieratezza

Agitare a dovere e servire, rigorosamente on the rocks!

15 commenti:

  1. ah,ah...è vero neanche, o meglio soprattutto la notte non è più un punto fermo! Ci sono nottate così terribili in cui non vedo l'ora che arrivi la mattina per mettervi fine!
    Vienimi a trovare, c'è un bel giveaway:
    http://mammadisem.blogspot.com/2011/11/giveaway-di-natale.html

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  2. Cara. Nessun programma neanche per me ormai. Io uso dire: "prima o poi farò"... Rimango sul vago. Altrimenti due elementi importanti si incontrano e non mi fanno concludere un'acca! Sto' parlando della sfiga e della mancanza di tempo.

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  3. eh, dillo a me: prima delle bimbe, il barbuto mi diceva sempre che avevo una personalità di tipo alfa, cioè dovevo avere sempre il controllo... passato!!! (e, forse, è meglio così!!!)

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  4. L. : d'accordo, appena riesco vengo da te!

    Eu: già, capita (di rado, eh) che il tempo magari, inaspettatamente, lo trovi, ma poi ci si mette la sfiga, e allora... nisba!

    economistapercaso: assolutamente! Per me, almeno, è stato meglio...

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  5. Ma vieni! Anche se nel lavoro una certa pianificazione la devo fare, a casa lascio parecchio all'improvvisazione. Bisogna cogliere l'attimo e fare le cose come e quando vengono. Carpe diem!

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  6. Alice: già! Mi chiedo come si rifletterà sul lavoro, quando rientrerò, questa mia nuova propensione a lasciare fare all'indeterminatezza... No perché io faccio un lavoro per "precisini" che devono tenere tutto sotto controllo... vabbé!

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  7. Anch'io faccio un lavoro per "precisini" che devono tenere tutto sotto controllo. Il tuo lavoro ha a che fare anche con la gestione?

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  8. Alice: mmm... in senso lato, sono un redattore, revisiono bozze... ma forse era meglio non dirlo, che è un'aggravante visto le boiate che ogni tanto scrivo... e tu?

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  9. Ma quali boiate? Il blog, o perlomeno, questo genere di blog stile diario serve proprio a esternare le sensazioni del momento che siano malinconia, rabbia, stanchezza o scazzo totale. Ci sta bene tutto. No, io faccio un altro lavoro. Ho a che fare più con i numeri: controllo di gestione. A volte chi mi conosce al di fuori del lavoro non ci crede, invece se mi metto sono anche rompipalle.

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  10. Anche io amavo programmare da giovane perchè non rispettare gli impegni mi faceva sentire libera! bauahahahha
    Ora che avrei bisogno di organizzarmi un minimo è facile: la mattina mi alzo e dico "oggi non faccio niente" e a fine giornata tutto quello che ho fatto è più di quanto avrei immaginato. :oD

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  11. Mathilda: teoria interessante... Ne hai sempre una, eh? : )
    PS. Sto ancora cercando di mandare giù il concetto di simile attira simile...

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  12. Cosa non ti convince? E' semplice: se pensi positivo attiri positivo, se pensi triste attiri cose della stessa lunghezza d'onda. Siamo come una radio. Non pensare alla versione della teoria dello specchio di cui parla tuo marito. Quella è un'altra cosa. Magari la vediamo bene,se vuoi.
    Sì, ne so sempre una. Sono una pessima persona! Buahahaha

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  13. Mathilda: non è che non mi convince, tutt'altro, è che mandare giù il fatto che tutto dipenda da me, anche le persone "negative" in cui sono incappata, o certe situazioni, è dura! No perché mi reputo una persona positiva. Ma so che è una sacrosanta verità, e so che la mia diffidenza verso il prossimo a volte fa sì che mi aspetti il peggio.. e se poi il peggio arriva... mea culpa!

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  14. Pensi che io non mi chieda cosa ho fatto per meritarmi una suocera come quella che ho?
    Semplice! Da piccola sognavo di avere una casa al mare (vivevo al lago tra le montagne) e detestavo l'idea di poter finire in una situazione come il caseggiato di famiglia (di mio padre) con tutte le zie e i parenti presenti h24! La privacy, l'intimità della famiglia 'scelta' e tutto il resto sono un valore irrinunciabile per me.
    A distanza di...molti anni abito a 3 km dal mare (e non ci vado mai!) in un caseggiato che sembra la fotocopia di quello della famiglia paterna con suoceri, zii, cugini ecc.
    OMIODIO! Ora devo correggere la rotta. Ma le resistenze dovuto allo sfinimento, (leggi bene il seguito) alla paura di non poter cambiare la situazione (letto?) fanno sì che qs situazione permanga. Resistenze. Tocca formattarmi! ;oD

    ps. c'è un'aggravante: abitando a piano terra mi girano letteralmente fuori dalle finestre! E' uno stato d'assedio! ahahahah

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  15. Mathilda: aiutooo!!! Anche per me la privacy della famiglia scelta è irrinunciabile, e i parenti fuori dalla finestra.. o_O ma come fai??? Capisco bene il discorso delle resistenze, e della paura di non riuscire a cambiare: odio vedere che mi trascino dietro cose "ereditate" da cui non riesco ancora a liberarmi, ma nonostante ciò rimangono lì... che dici, ci formattiamo insieme?

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